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Il trasferimento dell’umanità oltre il sistema solare, fino a pochi anni fa confinato alla narrativa di fantascienza, è oggi esplorato da studi multidisciplinari che combinano ingegneria, biologia e fisica relativistica. Tra questi, il Progetto Hyperion, promosso da Icarus Interstellar e l’“WARR student group” del Technical University of Munich, rappresenta l’indagine più avanzata nel campo delle astronavi generazionali  .

In questo contesto, si è valutata la fattibilità di un veicolo spaziale concepito come un ecosistema chiuso, utilizzando tecnologie attuali o prevedibili, finalizzato al trasporto della vita umana verso Alpha Centauri. La struttura proposta prevede una durata di viaggio pari a circa quattro secoli, una capacità di carico di 2.400 individui e una lunghezza complessiva di 58 chilometri, funzionali nell’alloggiamento di moduli residenziali, aree agricole e sistemi di riciclo ambientale  .

Tale impostazione richiede sistemi avanzati di regolazione demografica e risorse, ma soprattutto pone una sfida psicologica formidabile: mantenere la stabilità culturale, psicologica e sociale in una comunità isolata per oltre tredici generazioni.

Parallelamente, la fisica teorica studia alternative radicali per ridurre questo limite temporale. Nel 1994, il fisico Miguel Alcubierre propose una soluzione all’interno della relatività generale per bypassare la velocità della luce: invece di muovere l’astronave, si modifica la geometria dello spazio-tempo circostante, creando una bolla (“warp bubble”) compatta e mobile  .

Sebbene il concetto richieda l’uso di materia esotica con energia negativa e quantità energetiche enormi—inizialmente paragonabili alla massa di Giove—modifiche successive, in particolare da parte di Harold White della NASA, hanno ridotto la scala dell’energia richiesta a valori paragonabili al peso della sonda Voyager  . Inoltre, il White-Juday Warp Field Interferometer, sviluppato presso il laboratorio Eagleworks della NASA, ha l’obiettivo di rilevare deformazioni dello spazio-tempo su scala microscospica come primo test sperimentale  .

Più recentemente, teorie come quella di Alexey Bobrick e Gianni Martire propongono configurazioni di warp drive con energia positiva, sommati a nuove soluzioni metriche che riducono drasticamente la necessità di energia negativa  . Inoltre, studi pubblicati sulla rivista Classical and Quantum Gravity suggeriscono la possibilità di creare warp bubbles a velocità sub-luminali senza violare le condizioni energetiche della relatività, pur rimanendo nell’ambito di modelli teorici  .

Riferimenti scientifici selezionati

  • Cameron M. Smith, Estimation of a genetically viable population for multigenerational interstellar voyaging (Acta Astronautica, 2014), sul dimensionamento demografico necessario per un World Ship  .
  • Andreas M. Hein et al., World ships – architectures & feasibility revisited (Journal of the British Interplanetary Society, 2012), una trattazione sull’architettura e la realizzazione di astronavi generazionali  .
  • Miguel Alcubierre, The warp drive: hyper-fast travel within general relativity (Classical and Quantum Gravity, 1994), che introduce il concetto di propulsione a curvatura  .
  • Harold “Sonny” White, Warp Field Mechanics 101 (NASA Technical Reports Server, 2011), con la proposta di riduzione dell’energia negativa necessaria  .
  • Alexey Bobrick & Gianni Martire, Introducing Physical Warp Drives (arXiv, 2021), su warp drive a energia positiva  .
  • Studi del 2024 in Classical and Quantum Gravity che valutano soluzioni warp compatibili con le condizioni energetiche della fisica senza bisogno di materia esotica  .

Conclusione e suggestione finale

L’arca generazionale, pur richiedendo innovazioni infrastrutturali straordinarie, si basa su un mix di ingegneria, ecologia e scienze sociali oggi prevedibili; al contrario, il motore a curvatura rappresenta una sfida teorica radicale, capace di riscrivere le possibilità entro cui l’umanità può viaggiare nel cosmo. Entrambi i paradigmi stimolano la nostra immaginazione e il progresso scientifico, spingendoci a riconsiderare ciò che è possibile.

E chissà: quando guarderemo le stelle, forse non le vedremo più lontane⁠—ma alla portata del nostro domani.

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